domenica 14 novembre 2010

Il tempo libero non gli manca, ma è troppo impegnato per farsi processare

 

Tra un mese, una data che pure deve sembrare lontanissima a un premier vacillante costretto a navigare a vista, la Corte Costituzionale sarà chiamata a giudicare la costituzionalità del legittimo impedimento, il provvedimento che ad oggi tiene Silvio Berlusconi lontano dalla aule di tribunale.

Esiste un aspetto dell’affare Ruby con tutti gli annessi e connessi che forse non è stato sottolineato abbastanza, almeno per quanto io ne sappia, ed è l’ampia disponibilità di tempo libero del presidente del Consiglio che sembra emergere, non smentita, del resto, nemmeno dall’interessato.

Certo, la disponibilità di tempo del premier, si direbbe, riguarda in modo particolare le ore serali e notturne, ma la circostanza naturalmente non è irrilevante, perché è sul presupposto dell’assoluta mancanza di tempo e dei suoi numerosi impegni governativi che Silvio Berlusconi non si fa processare.

Per quello che ho potuto trovare, il punto è stato pienamente centrato solo da Marco Travaglio (qui). Non che altri non ne abbiano parlato in questi termini, ma per lo più nei molti dibattiti cui abbiamo assistito si è mancato di attribuire a questo aspetto l’assoluta centralità che invece gli compete.

Per altro il cavaliere, com’è ampiamente noto, non mette praticamente mai piede in Parlamento. È dedito ai piaceri della vita mondana, per sua stessa ostentata e orgogliosa rivendicazione; e questi sono affari suoi; lo sono, in realtà, in certa misura, finché i suoi festini non hanno ricadute sul profilo pubblico, ma lasciamo anche stare, concediamogli il massimo e diciamo che sono affari suoi: ma se poi rimane felicemente impunito qualche problema evidentemente sorge.

Prescindiamo persino, solo per un attimo, dall’immagine degradante della donna che il premier propugna, destinandola a mezzo per “rilassarsi”, come egli ha dichiarato, in linea, del resto, con l’immagine promossa dai media che recano la sua impronta. E cerchiamo, dunque, di riassumere: al cavaliere il tempo da dedicare ai piaceri della vita mondana non difetta davvero, sembra anzi che ne trovi in abbondanza; non lo insinuiamo noi: lo rivendica lui, non senza un puerile orgoglio machista. Così come dispone di tempo in abbondanza da impiegare per tirar fuori dai guai una sua giovane protetta fermata dalla questura di Milano. Il tempo per partecipare alle attività del Parlamento, invece, lo trova molto raramente, ma lui garantisce che lavora come nessun altro e sorvoliamo per un momento anche su questo, crediamogli. In ogni caso, l’immagine che ne risulta è quella di un presidente del Consiglio che dispone di molto tempo libero e che lo investe, e su questo in linea di principio non è il caso di obiettare alcunché, come meglio crede.

Benissimo. Nel nostro ragionamento gli abbiamo concesso sempre e comunque il massimo. Ma anche così, c’è una domanda che rimane in piedi: se il premier ha molto tempo libero, perché evita le aule dei tribunali in forza di una legge secondo la quale non ha un attimo di tempo libero?

Se questa contraddizione mostra chiaramente che il legittimo impedimento è del tutto pretestuoso, la Consulta, tra un mese esatto, si troverà di fronte a una scelta che, a questo punto, appare obbligata: dichiarare incostituzionale il legittimo impedimento.

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