sabato 4 dicembre 2010

Berlusconi-Putin: da Wikileaks importanti conferme, più che rivelazioni


 
Secondo i rapporti di Wikileaks, dunque, Silvio Berlusconi avrebbe tratto personalmente vantaggio dai suoi rapporti con Putin, in particolare dagli ingenti contratti energetici conclusi con la Russia. Né appare molto lusinghiera nei confronti del cavaliere la definizione datane da diplomatici del Dipartimento di Stato americano, di “portavoce di Putin”.

Cosa c’è di vero, e cosa ci dicono di nuovo i rapporti di Wikileaks?

In primo luogo, trattandosi di lettere confidenziali di diplomatici americani, è interessante mettere in contrasto quanto ne emerge con il linguaggio ufficiale della diplomazia, per scoprirvi delle comprensibili differenze. Le opinioni che si trovano espresse nelle lettere confidenziali vanno evidentemente prese sul serio, proprio perché non sono state scritte per essere rese pubbliche.

Berlusconi assicura di non aver mai avuto interessi personali nei suoi rapporti con Putin - e reitera la tiritera che lui è dedito solo agli interessi dell’Italia. Ma ammettiamo pure che un tale interesse personale non ci sia stato, e sorvoliamo anche sull’abitudine, più che nota, del cavaliere di elargire regali personali che vanno ben oltre il protocollo diplomatico; e sorvoliamo anche, se mai questo fosse possibile, sulla sua abitudine a confondere rapporti personali e rapporti politici, che in realtà è un suo marchio distintivo.

Anche se riuscissimo a sorvolare abilmente su tutto questo, rimangono alcune evidenze, che i rapporti di Wikileaks confermano: in primo luogo che l’asse Berlusconi-Putin sia in politica internazionale il rapporto privilegiato del cavaliere non appare in dubbio. Così come è difficile dubitare che in questo rapporto Berlusconi abbia sempre avuto un ruolo decisamente subalterno, visto lo strapotere energetico delle Russia e la dipendenza dell’Italia, non diversamente da mezza Europa, dal gas russo. Di tutto questo si potrebbe anche non fare, dunque, una colpa speciale al cavaliere, se non fosse per quell’eccesso di simpatia, di ammirazione nei confronti del leader di un regime, definito recentemente “dono di Dio” da Silvio Berlusconi, che ricorre in modo sistematico all’eliminazione fisica degli oppositori. C’è una concezione a dir poco disinvolta della politica estera, oltre che certamente una sintonia naturale, nell’eleggere a propri interlocutori prediletti e soci in affari personaggi come Putin e Gheddafi, che non hanno, come dire, grande riguardo per i diritti umani, ma quello che conta, appunto, sono i contratti, sono gli affari. Ne emerge un profilo di statista profondamente mediocre, oltre alla condiscendenza, quando non complicità nella sistematica violazione dei diritti; emerge, ancora, l’assenza di una qualunque linea coerente di politica estera, che non si fa scrupolo di ridurre i rapporti diplomatici a incontri d’affari.

Chi si ostina a tesserne l’elogio di statista ha sempre sostenuto che il cavaliere viene accolto ovunque, dalla Casa Bianca al Cremlino; i rapporti di Wikileaks offrono una conferma del fatto che la cifra del cavaliere è, semmai, sempre stata quella di compiacere l’interlocutore del momento, un atteggiamento che può certamente produrre dei vantaggi sull’immediato. Ma solo sull’immediato.

Non è un caso che l’Italia del cavaliere sia la porta per l’Europa di personaggi che, diversamente, farebbero molta fatica a farsi accettare, come accadde per il falco dell’ultradestra israeliana Avigdor Liebermann che all’indomani dell’insediamento del nuovo governo e tormentato da guai giudiziari scelse senza esitazione l’Italia come prima tappa del suo viaggio europeo.

C’è, poi, il ritratto che del cavaliere emerge da parte americana: “un leader “vanitoso e inefficace”, è questo il giudizio che mostra una considerazione ben diversa da quella suggerita dalla recente, lusinghiera dichiarazione del Segretario di Stato americano Hillary Clinton, in realtà una toppa, puntualmente riproposta per giorni ad apertura di tutti i telegiornali.

È nuovo, tutto questo, è una rivelazione? No, direi di no, si tratta piuttosto di puntuali conferme. Certamente importanti, certamente non derubricabili a puro gossip. E importante è il fatto che internet si confermi un importante strumento per la diffusione di notizie e fatti che evidentemente la propaganda è sempre meno capace di nascondere, e che da oggi sarà più difficile negare.

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